domenica 21 dicembre 2008

Lo so, sono monotematico. qualsiasi scrivano lo è. uno può ampliare lo spettro del buon argomento che ha scelto, ma alla fine dei conti si parla, tutti, sempre della stessa cosa. ciascuno della sua. c'è chi sa dissimulare, celare il nòcciolo duro sotto polpe sempre nuove, ma non c'è argomento che non sia "lo stesso". nessuno sa parlare d'altro.
e allora io parlo del sonno.
stavolta la riflessione è questa (e non escludo che lo spunto di oggi sia stato da me proposto in passato, su altri schermi): "sonno" è una parola che designa, in un certo qual modo, una cosa e il suo contrario: dormire e non dormire. si ha sonno se e quando si desidera dormire e non si dorme ancora oppure si ha sonno se si è svegli dopo aver dormito (poco). e quando si dorme si è nel sonno.
questo frizzo semantico sbraga la strada a una serie di giochetti che più ne hai e più ne metti. ma a noi (a me) questo interessa poco. quel che interessa è sostanzialmente un altro fatto: quanto più corto è il sonno, tanto maggiore sarà il sonno.
ma ecco che, pensando al viceversa, imprevedibilmente arriva un'onda tutt'altro che anomala a spazzar via il mio lecca lecca quotidiano: più sonno si consuma, meno sonno si ha. in questo caso tutto quadra.
che palle.

4 commenti:

  1. l'ossessione dei temi ricorrenti è uno dei miei temi ricorrenti. Molti considerano Kubrick un genio perchè è stato in grado di girare film completamente diversi tra loro, così come certi scrittori (Philiph Roth) e musicisti (Elio e le storie tese, i Violent Femmes), sono stati capaci di spaziare attraverso i generi mantenendo però la loro riconoscibilità e i loro "nodi". Si parla di "poetica" degli artisti non a caso. Per me è fondamentale mantenerli innovando il loro involucro, e devo farti i complimenti per l'immagine del nocciolo sotto le polpe, che è esattamente quello che ogni artista fa: credo che quasi ogni argomento ormai sia già stato sviscerato, quindi perchè continuare a scriverne, dipingerne, cantarne?
    Perchè nessuno dirà mai la stessa cosa, anche se si tratta lo stesso argomento, perchè ogni creatore ha le sue "polpe".
    Molto interessante, nevvero? =)

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  2. sì. oggi però pensavo ad una cosa: a quant'è ridondante un blog come questo, che si chiama "surrealisti" (e del quale tra l'altro sono co-fondatore insieme a bak e all'entità misteriosa "surrealisti"). si direbbe che non vi sia alcun bisogno di surrealisti, al giorno d'oggi. l'avanguardia coi suoi crismi e i suoi -ismi ha fatto il suo tempo; dico questo perché sento -giuro- un gran bisogno di classicità, di giustezza, di noccioli duri, polpe sode e forme armoniose, finalmente (di nuovo) libere da ogni putredine e stranezza. e invece questo blog è una specie di rigurgito, è un "ci risiamo", è un qualcosa di esageratamente superfluo.
    vorrei tanto scrivere diversamente, ma non ci riesco.
    dunque, l'assioma 1 era: uno scrivano parla sempre della stessa cosa;
    l'assioma 2 è: uno scrivano non è mai quel che vorrebbe essere :)

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  3. Lo scrivano è come un mobile antico. Lo compri, lo metti vicino al divano e ti convinci che fanno pan-dan.
    "Io scrivo" e "io divo" non portano buoni risultati ...

    Bak

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  4. la vita è troppo breve per il minimalismo (e per le farfalle).
    Io appartengo alla scuola di Breton, scrittura automatica e via. Se viene da scrivere corto e minimale, bene, se viene da scrivere barocco e ridondante, altrettanto bene.
    L'importante è, secondo me, avere un ritmo e qualcosa in grado di affondare nell'attenzione di chi legge.
    Poi, sull'assioma 2, concordo in pieno. (Ma quanto siamo in grado di compiacerci per quello che non riusciamo a essere!)
    ;)

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